da Alessia Cornacchio

Direttiva SUP e futuri scenari per le imprese europee

A partire dal 2015 l’UE ha proclamato la propria adesione agli obiettivi di sviluppo sostenibile sanciti dalle Nazioni Unite nell’Agenda 20301. In tale ottica, ha emanato una serie di provvedimenti normativi volti all’implementazione di nuove politiche economiche al cui centro si collocano:

  • una più oculata gestione delle risorse naturali
  • una estensione di responsabilità per la gestione dei rifiuti
  • un maggiore impiego di energie da fonti rinnovabili
  • limitazione nell’utilizzo di sostanze dannose per l’ambiente e la salute umana
  • l’inclusione e la promozione di valori etici e sociali come ulteriore parametro di valutazione dei prodotti dell’industria.

La Direttiva SUP2 si inserisce in questo quadro di r-innovazione economica ed ha destato non poche preoccupazioni nei produttori di packaging di materie plastiche. Occorre, tuttavia, in attesa delle linee guida per la corretta attuazione previste per la metà di quest’anno, fornire alcuni principi di base per le imprese, al fine di garantire cambiamenti in linea agli adempimenti normativi.

La prima questione sulla quale è indispensabile fornire una spiegazione, riguarda la natura dell’atto normativo utilizzato di concerto dal Parlamento e dal Consiglio. Le Direttive, per loro natura, stabiliscono una serie di principi e di prescrizioni i cui destinatari sono, generalmente, tutti gli Stati Membri che, a loro volta, con gli strumenti e le modalità ritenute più opportune per i propri territori nazionali, provvedono all’armonizzazione legislativa promossa dall’Unione.

Altra questione fondamentale è un’attenta lettura dei Consideranda che precedono la stesura degli articoli e, nei quali, vengono enunciate una serie di premesse utili proprio a condurre i destinatari della norma verso una corretta e coerente interpretazione. Detto ciò, mi preme precisare che qualsiasi provvedimento normativo in generale, sia nazionale o non, va sempre e comunque letto nel quadro di una più generale politica economica; questo procedimento di contestualizzazione normativa è spesso indispensabile a non cadere in una errata interpretazione che rischia di tradursi in danni di entità economica nella misura in cui tali disposizioni vadano a richiedere modifiche a livello di produzione industriale.

L’obiettivo che l’UE si pone, con tale Direttiva, è quello di “allungare” il ciclo di vita delle materie plastiche. Ridurre, riciclare, riutilizzare: queste sono le parole chiave. Non si sta attuando una demonizzazione delle materie plastiche, semmai non si sta diffondendo una corretta informazione. Infatti, il considerando 1 così recita: “La multifunzionalità e il costo relativamente basso della plastica ne fanno un materiale onnipresente nella vita quotidiana. Anche se la plastica svolge un ruolo utile nell’economia e trova applicazioni essenziali in molti settori, il suo uso sempre più diffuso in applicazioni di breve durata, di cui non è previsto il riutilizzo né un riciclaggio efficiente, si traduce in modelli di produzione e consumo sempre più inefficienti e lineari. […]

La Strategia europea per la plastica rappresenta un passo avanti verso l’istituzione di un’economia circolare in cui la progettazione e la produzione di plastica e di prodotti di plastica rispondano pienamente alle esigenze di riutilizzo, riparazione e riciclaggio, e in cui siano sviluppati e promossi materiali più sostenibili. Il considerevole impatto negativo di determinati prodotti di plastica sull’ambiente, la salute e l’economia rende necessaria l’istituzione di un quadro giuridico specifico per ridurre efficacemente detto impatto negativo”.

Il considerando 14 così conclude: “Gli Stati Membri dovrebbero incoraggiare l’impiego di prodotti adatti ad un uso multiplo e che, dopo essere divenuti rifiuti, possano essere preparati per essere riutilizzati e riciclati”.

Con questa direttiva non si intende ricercare un materiale alternativo alla plastica, pertanto nel considerando 11 viene precisato che rientrano in tale provvedimento anche gli oggetti realizzati mediante bioplastiche. Le imprese, al fine di adempiere in modo corretto ai provvedimenti UE, dovranno, effettuando previe valutazioni interne, predisporre i giusti investimenti già in fase di progettazione di prodotto valutando il suo intero ciclo di vita, ma soprattutto tenendo conto del valore funzionale che questo dovrà svolgere; mi riferisco, in particolare, ai MOCA. Per questo tipo di prodotti la valutazione sarà molto più complessa e di fondamentale importanza, in quanto la corretta conservazione dell’alimento consente sia di portare cibo sano sulle tavole dei consumatori e, quindi, di preservarne la salute. Le imprese dovranno, quindi, condurre degli studi analitici sulla base delle materie prime utilizzate; queste ultime dovranno essere conformi non solo al rispetto dell’ambiente attraverso la riduzione dei rifiuti, ma dovranno consentire sempre e comunque, una corretta conservazione ed igiene degli alimenti che andranno a contenere.

Mi piace concludere con una citazione del filosofo Ludwig Feuerbach:“ La teoria degli alimenti è di grande importanza etica e politica. I cibi si trasformano in sangue, il sangue in cuore e cervello; in materia di pensieri e sentimenti. L’alimento umano è il fondamento della cultura e del sentimento. Se volete far migliorare il popolo, in luogo di declamazioni contro il peccato, dategli un’alimentazione migliore. L’uomo è ciò che mangia”.

 

 

 di Alessia Cornacchio

 

1 https://unric.org/it/wp-content/uploads/sites/3/2019/11/Agenda-2030-Onu-italia.pdf

2 https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32019L0904