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- da ASVIS
Politiche per fronteggiare la crisi da COVID-19 e realizzare l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile
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Il 26 febbraio, pochi giorni prima dell’esplosione della pandemia da COVID-19 e del lockdown, l’ASviS aveva pubblicato un’analisi dettagliata ed esaustiva del contenuto della Legge di Bilancio per il 2020, identificando, alla luce dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, punti di forza e punti di debolezza delle linee programmatiche che avrebbero guidato le politiche, in particolare quelle economiche, nel corso dell’anno.
A fine marzo, l’Alleanza ha valutato l’impatto atteso della crisi sui 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs), ha analizzato il primo Decreto Legge (“Cura Italia”) varato dal Governo in risposta alla crisi e ha proposto, insieme al Forum Disuguaglianze e Diversità (FDD) due misure (Reddito di emergenza e Sostegno di emergenza agli autonomi) volte a proteggere i lavoratori più deboli della società italiana, secondo il motto dell’Agenda 2030 “nessuno sia lasciato indietro”.
Con questo documento l’ASviS, grazie al lavoro degli oltre 600 esperti che operano nei gruppi di lavoro dedicati alle diverse tematiche, approfondisce l’impianto analitico e informativo sull’effetto della crisi sulle diverse dimensioni dello sviluppo sostenibile, proponendo una serie di azioni da intraprendere per portare l’Italia su un sentiero di ripresa e sviluppo in linea con l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Questo Rapporto viene pubblicato all’indomani dell’avvio della cosiddetta “Fase 2”, orientata alla graduale riapertura delle attività economiche e sociali fermate durante il lockdown. Esso rappresenta, quindi, il contributo della più ampia rete della società civile italiana al disegno dei futuri interventi delle politiche nazionali, regionali e locali in un’ottica di sviluppo sostenibile, in piena coerenza con gli orientamenti espressi dalle autorità europee, anche in vista dell’impiego delle ingenti risorse finanziarie che verranno messe a disposizione dall’Unione europea.
Il momento attuale è estremamente difficile e complesso anche dal punto di vista delle singole persone, siano esse studenti e studentesse, lavoratori e lavoratrici, inattivi e inattive. Due mesi di confinamento e di emergenza sanitaria hanno inciso in maniera evidente sul modo di vivere questa esperienza senza precedenti per chi oggi risiede nel nostro Paese. L’incertezza e la paura del futuro, specialmente della recessione e della crisi sociale che essa potrebbe determinare, nonché della sconosciuta evoluzione futura della pandemia, sono ampiamente colti dalle rilevazioni demoscopiche condotte di recente.
Per quanto riguarda i temi della sostenibilità, le attuali difficoltà sembrano aver dato un ulteriore impulso alla loro rilevanza nella percezione delle persone. Come mostrato da una rilevazione condotta da Eumetra MR, buona parte delle valutazioni sull’urgenza di perseguire i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 crescono in maniera significativa tra fine 2019 e metà aprile 2020. Oltre la metà degli Obiettivi oltrepassano ora la soglia di punteggio “otto” su una scala da uno a dieci. Da segnalare soprattutto il fatto che la classifica degli Obiettivi si modifica in maniera sostanziale: se ai primi due posti restano ancora “acqua pulita e sanità” e “azioni per il clima”, le posizioni sottostanti vengono stravolte. “No fame” guadagna il terzo posto, “no povertà” il quarto e “occupazione e crescita economica” il quinto. Questo terzetto di priorità, centrate sui valori di base volti a garantire la dignità dell’individuo, scavalcano alcune delle priorità legate all’ambiente.
Il quadro che emerge da questa rilevazione sembra indicare una ricollocazione dell’uomo quale specie animale appartenente all’ambiente (come i virus), le cui esigenze (individuali e sociali) vanno lette all’interno di quelle più vaste della conservazione del Pianeta. Altre rilevazioni indicano come la maggioranza delle persone, pur continuando a valutare come molto rilevanti le azioni necessarie alla protezione dell’ambiente, sembrano maggiormente disponibili a sacrificare tale aspetto, almeno temporaneamente, a favore di una ripresa economica e occupazionale “purché sia” considerata come vitale per tutti.
Questo apparente dilemma è, purtroppo, considerato tale da molti esponenti politici e del mondo dell’economia, i quali spingono per fornire risposte alla crisi con lo stesso spirito mostrato all’indomani della recessione del 2008-2009, senza rendersi conto che non solo in questi dieci anni lo sviluppo della tecnologia può consentire di coniugare molto più agevolmente ripresa economica e protezione dell’ambiente, ma pure che la scelta per la sostenibilità è vantaggiosa anche sul piano dei risultati economici.